Gioco d’azzardo patologico – GAP

GIOCO D’AZZARDO PATOLOGICO (GAP)

È stato considerato una nuova addiction, ovvero una dipendenza comportamentale. Vengono chiamate dipendenze comportamentali perché la sostanza è sostituita da un oggetto o da un comportamento. Nel GAP ci sono aspetti simili alla dipendenza dalle sostanze, ad esempio il craving, la tolleranza e l’assuefazione (quantità sempre maggiori di gioco per ottenere lo stesso effetto). Altro aspetto collegato è la sindrome da astinenza: se non posso mettere in atto il comportamento patologico possono esserci sintomi somatici ma anche psicologici.

Il DSM V descrive il GAP tramite i seguenti criteri: il primo criterio è sentire il bisogno di spendere quantità crescenti di denaro per ottenere l’effetto euforia (1 – tolleranza). Altro criterio è irrequietezza o irritabilità se smette (2– astinenza), (3) la persona deve avere fatto tentativi infruttuosi per ridurre le giocate, (4) è preoccupato per il gioco d’azzardo, i suoi pensieri sono spesso focalizzati sul gioco. Alla persona piace crogiolarsi in questi pensieri, (5) la persona gioca quando prova ansia o solitudine o abbandono come modalità di coping, (6) dopo avere perso denaro torna a giocare, (7) perdita di relazioni significative e compromissione del funzionamento quotidiano, (8) conta sulle altre persone per procurarsi il denaro, (9) la giocata non deve essere riferibile a episodio maniacale.

Caratteristiche cognitive del gambler

Il giocatore d’azzardo patologico commette degli errori cognitivi di logica (BIAS): (1) applica delle strategie, cerca di interpretare segnali dell’ambiente, si affida alle sensazioni interne e a calcoli particolari sulle probabilità (dopo una serie di sconfitte, dovrà per forza arrivare un successo) per dominare la situazione di gioco e ottenere una vincita, magari quella che cambia per sempre la vita; (2) crede erroneamente che la dimestichezza con un certo tipo di gioco aumenti le sue probabilità di vincita (il successo non può dipendere dall’abilita del giocatore e non può esistere un sistema valido in grado di garantire la vittoria, dal momento che il gioco d’azzardo è legato puramente al caso.  Di seguito le tipiche distorsioni cognitive che effettua:

  • ILLUSIONE DI CONTROLLO (Langer, 1975; varrebbe solo per i giochi di abilità). I giocatori custodiscono numeri, formule, calcoli, oggetti, giornali, fogli di carta su cui basare le loro strategie di gioco, sostenendo di avere affinato un “metodo infallibile” per vincere. Dall’osservazione del comportamento e dei “rituali” dei giocatori abituali risulta evidente come attribuiscano le vincite a se stessi e alle proprie capacità di pianificazione, mentre le perdite al caso, alla malasorte o all’inezia di qualcun’altro, dimenticandosi presto i fallimenti. Questo meccanismo si riscontra maggiormente nei giochi in cui si scommette sulla prestazione di qualcun’altro (squadre, cavalli, macchine,…) poiché quelle precedenti possono offrire spunti prognostici più realistici rispetto a giochi come i dadi o la roulette, ad esempio;
  • PENSIERO MAGICO: Questa modalità di pensiero diviene disfunzionale e alimenta le caratteristiche distorsioni cognitive osservabili nei giocatori d’azzardo.
  • FALLACIA DI MONTECARLO (Cohen, 1972): convinzione che le probabilità di un evento siano cumulative anziché indipendenti tra di loro.
  • QUASI VINCITE: nella mente del giocatore c’è la convinzione di avere sfiorato la vittoria e anche la determinazione ad insistere al fine di vincere.
  • CORRELAZIONI ILLUSORIE: convinzione per cui tirando i dadi delicatamente si ottengono numeri bassi;
  • FREQUENZA ASSOLUTA: prendono in considerazione solo le vittorie e non le sconfitte.

Trattamento del GAP

  1. Promozione della motivazione al cambiamento.
  2. Auto-monitoraggio ed analisi funzionale del comportamento di gioco.
  3. Identificazione degli stimoli triggers (condizionamento classico).
  4. Rimozione degli stimoli condizionati associati al comportamento patologico (mentre si argina il comportamento patologico si fa un lavoro di strutturazione della giornata, si forniscono indicazioni sulle attività piacevoli da svolgere, si coinvolgono altre persone per fare attività insieme ma anche per avere maggiore controllo del paziente, si dà disponibilità telefonica per favorire il fronteggiamento dei triggers). Si fa una lista delle persone da chiamare in caso di necessità, si forniscono strategie che permettano la regolazione emozionale – ad esempio le tecniche “fai la cosa di segno opposto”.
  5. Sviluppo di strategie di controllo degli stati interni (ovvero interventi di ristrutturazione cognitiva che possano prevenire l’insorgere di stati interni problematici, riduzione e gestione degli stati interni negativi, ovvero si insegna al paziente a fare problem solving, si insegna a fare fronteggiamento dello stress, si insegnano le abilità assertive, si fa prevenzione della ricaduta).
  6. Rilassamento e gestione dell’arousal fisiologico (craving).

È sempre importante fare un lavoro legato alla prevenzione delle ricadute, come anche la preparazione al fronteggiamento delle emergenze. Per la prevenzione della ricaduta è fondamentale il prevedere le possibili situazioni occasioni in cui la persona potrebbe trovarsi in difficoltà.

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